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pensieri |
(1819-1820-1821) |
modo che passato quel tal giro di anni non si trovi piú in quel genere un talento degno di memoria o di essere paragonato ai sopraddetti (vedi il Saggio di Algarotti e la fine (1820) del primo libro di Velleio); che nelle repubbliche abbondino gli eloquenti e fuori di esse non si trovi un uomo magniloquente ec. ec. ec.: tutto ciò da che deriva e che cosa dimostra, se non che il talento è l’opera in tutto delle circostanze, sí il talento in genere che il talento tale o tale? ― Le circostanze lo sviluppano, ma esso già esisteva indipendentemente da queste. ― Che cosa vuol dire sviluppare una facoltà già esistente ed intera? Forse applicarla e renderla cioè ἐνεργῆ, cioè operativa? Signor no, perché questo non si può fare, se prima non si sono abilitati gli animi ad operare, e in quel tal modo. Che gli organi, e con essi le disposizioni, cioè le qualità che li compongono, si sviluppino, lo intendo. Ma che una facoltà, che senza le circostanze corrispondenti, senza l’assuefazione e l’esercizio, è affatto nulla e impercettibile a qualunque senso umano, si debba dire e credere sviluppata e non prodotta dalle circostanze, (1821) questo non intendo. Che cosa è una facoltà? in che consiste la sua esistenza? come è ella innata in chi non l’ha se l’assuefazione e le circostanze non gliela procurano? ec. Le disposizioni sono innate, ovvero si acquistano mediante lo sviluppo, cioè il rispettivo perfezionamento di quegli organi che le contengono come loro qualità, e come la carta contiene la disposizione ad essere scritta, a prender questa o quella forma. Ma si può egli perciò dire che la carta abbia per se stessa la facoltà di parlare alla mente di chi legge e che quegli che vi scrive sopra sviluppi in lei questa facoltà e non gliela dia? Ben ci può essere una carta che sia suscettibile di questa o quella forma, inchiostro ec. e di un altro no. E cosí negl’individui di una stessa specie variano, sono maggiori o minori, mancano ancora affatto delle disposizioni o