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20 pensieri (1231-1232)

ebraici chiamati perfetti, tutte composte di tre lettere né piú né meno, e di due sillabe, ed anche gl’imperfetti, fuorché i deficienti, come dicono, in ghaiin, quando per contrazione perdono la seconda radicale nella terza singolare del preterito di kal attivo (cioè della prima coniugazione attiva); e i quiescenti, detti in ghaiin vau, i quali, avendo pur tre lettere, hanno però una sola sillaba nella radice. Questo genere di radici dissillabe e trilettere, io credo che sia comune e regolare anche nell’arabo, nel siriaco e in altre lingue orientali (27 giugno 1821).


*    Alla p. 1226. Dovrebbe, dico, adottare fra queste voci tutte quelle che non hanno né possono avere nell’italiano un preciso equivalente, cioè preciso nella significazione e preciso nell’intelligenza e nell’effetto.  (1232) Perché se qualcuna di tali voci ha già nell’uso o dello scrivere o del parlare italiano una voce corrispondente che produca lo stesso preciso effetto, quantunque diversa materialmente, o se si può formare dalle nostre radici o riporre in uso qualche parola dismessa che indichi la stessa idea in modo da suscitarla con piena e perfetta precisione e senza oscurità né veruna minima incertezza e senza niente di vago o di dissimile nella mente del lettore o uditore, non nego, anzi affermo, che in tal caso (ché, quando si ponga ben mente a tutte e a ciascuna delle dette condizioni, sarà rarissimo) faremo bene a preferir queste voci nostre alle sopraddette, benché universali e benché in tal caso pure, non saremmo in diritto di riprenderle come impure, mentre son pure, cioè comunemente usate e precisamente intese in tutta l’Europa (27 giugno 1821).


*    La trattabilità e facilità della lingua francese, ond’ella è cosí agevole a scriver bene e spiegarsi bene, sí per lo straniero che l’adopra o l’ascolta, sí