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(1225-1226) | pensieri | 15 |
o ad oscurarsi e confondersi e divenire incerte e indeterminate, come quelle della filosofia. Dovrebbe, chi prendesse questo assunto, definire e circoscrivere colla possibile diligenza il significato preciso di tali parole o termini e recarne dalle diverse lingue, dov’elle sono in uso, esempi giudiziosamente scelti di scrittori veramente accurati e filosofi, e massime quegli esempi dov’è contenuta una definizione filosofica dell’idea significata dalla parola; esempi che non sarebbero difficili a trovarsi in tanta copia di scrittori profondissimi e sottilissimi e acutissimi di questo e del passato secolo, e anche del precedente. In maniera simile si contenne Samuele Johnson nel Dizionario della lingua inglese, lingua che sa veramente esser filosofica ed abbonda di scrittori di tal genere. Se il compilatore di tal dizionario fosse italiano, ci renderebbe anche gran servigio, ponendovi gli esempi de’ migliori italiani che hanno trattato simili materie; e in caso che si trovassero voci italiane perfettamente corrispondenti, sia nel vocabolario nostro, sia ne’ nostri buoni scrittori qualunque, sia nell’uso, farebbe utilissima cosa ponendole a fronte ec., con che verrebbe a fare un vocabolario italiano filosofico; cosa veramente da sospirarsi e per conoscere e per mostrare e per usare le nostre ricchezze, se ne abbiamo.
Questo vocabolario che sarebbe utilissimo a tutta l’Europa, lo sarebbe massimamente all’Italia, la quale dovrebbe vedere quanta copia di parole che tutta l’Europa pronunzia e scrive, e riconosce per necessarie, ella disprezzi e proscriva, senz’averne alcuna da surrogar loro. E la lingua italiana dovrebbe adottare le dette voci, senza timore di corrompersi piú di quello che si sieno corrotte coll’adottarle (1226) tutte le altre lingue europee. E non dovrebbe volere, anzi vergognarsi, che un tal vocabolario, essendo europeo, non fosse italiano, quasi che l’italiano non fosse europeo né di