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(1694-1695-1696) pensieri 315

lo spirito, o di sentir qualche cosa d’immateriale; ma assolutamente s’inganna.

Cosí accade in certo modo riguardo allo stile e alle parole, che sono, come ben dice Pindemonte, non la veste, ma il corpo de’ pensieri. E quanto prevalga l’effetto dello stile a quello de’ pensieri (benché spessissimo il lettore non se ne accorga, né sappia distinguere le cose dalle parole ed attribuisca a’ soli pensieri l’effetto che prova, nel che in gran parte consiste l’arte dello stile), interrogatene la storia d’ogni letteratura (13 settembre 1821).


*   Alla p. 1691. Non parlo della eloquenza e della sua forza di persuader l’uomo di ciò che vuole. Ma quante volte, leggendo per esempio un  (1695) filosofo, siamo al tutto del suo avviso, e poi leggendone uno contrario, mutiamo parere e, tornando a leggere il primo o altro dello stesso sentimento, ripigliamo la prima opinione ec. Questa è cosa che accade tutto giorno o nel leggere o nel discorrere, o si tratti di sentimenti contrarii o discordi o non consentanei in tutto o in parte; ed accade anche all’uomo riflessivo ed attento e profondo e libero nel pensare, cioè non facile a esser mosso né solito dar peso all’autorità ed al parere altrui di quelli ch’ei legge, ode ec. (14 settembre 1821).


*   Forza dell’assuefazione sull’idea della convenienza. L’uso ha introdotto che il poeta scriva in verso. Ciò non è della sostanza né della poesia né del suo linguaggio e modo di esprimer le cose. Vero è che questo linguaggio e modo, e le cose che il poeta dice, essendo al tutto divise dalle ordinarie, è molto conveniente e giova moltissimo all’effetto, ch’egli impieghi un ritmo ec. diviso dal volgare e comune, con cui si esprimono le cose alla maniera ch’elle sono e che si sogliono considerare nella vita. Lascio poi l’utilità dell’armonia ec. Ma in sostanza, e per se stessa, la poesia non è legata al  (1696) verso. E pure,