Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(1684-1685-1686) | pensieri | 309 |
stile, costumi, maniere ec. ec. Che vuol dir ciò? Viene in parte dallo straordinario, ma nella parte principale questo piacere è indipendente dal bello; egli viene in ultima analisi da una inclinazione innata della natura (1685) alla vita ed odio della morte, e quindi della noia, dell’inattività e di ciò che l’esprime, come la melensaggine; inclinazione ed odio che si manifesta in mille altre parti della vita umana, anzi in tutto l’uomo, anzi in tutta la natura. Bensí ella pur varia nelle proporzioni, secondo i temperamenti, le circostanze ec.; e sarà piacevole e (come dicono) bella per costui una vivacità che sarà brutta per colui, bella oggi, brutta domani, bella per una nazione, brutta per un’altra ec. ec. ec (12 settembre 1821).
* La perfezione del cristianesimo mette in pregio la solitudine e il tenersi lontano dagli affari del mondo per fuggire le tentazioni. ― Vale a dire per non far male a’ suoi simili. ― Bel mezzo di non far male, quello di non fare alcun bene. Che utile può seguire da ciò? ― Ma non si tratta solo di evitare il danno de’ suoi simili. Il cristiano fugge il mondo per non peccare in se stesso o contro se stesso, cioè contro Dio. ― Ecco quello ch’io dico, che il cristianesimo, surrogando un altro mondo al presente, (1686) ed ai nostri simili ed a noi stessi un terzo ente, cioè Dio, viene nella sua perfezione, cioè nel suo vero spirito, a distruggere il mondo, la vita stessa individuale (giacché neppur l’individuo è lo scopo di se stesso) e soprattutto la società, di cui a prima vista egli sembra il maggior legame e garante. Che vantaggio può venire alla società, e come può ella sussistere, se l’individuo perfetto non deve far altro che fuggir le cose per non peccare? impiegar la vita in preservarsi dalla vita? Altrettanto varrebbe il non vivere. La vita viene ad essere come un male, come una colpa, come una cosa dannosa, di cui bisogna usare il meno che si possa, compiangendo