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(1681-1682-1683) | pensieri | 307 |
senso che si chiama comune. Notate ch’io dico facoltà e non disposizione. Distinsi altrove l’una dall’altra. La mente umana ha una disposizione, ma per se stessa infruttuosa, a ragionare: essa per se non è ragione, come ho spiegato in altro proposito con esempi: e questa disposizione originariamente e riguardo al puro intelletto è tale che anche quanto ad essa l’uomo primitivo affatto inesperto è poco o nulla superiore all’animale. Gli organi suoi esteriori ec., che gli producono in pochi momenti un numero di esperienze decuplo di quello che gli altri animali si possano procurare, lo mettono ben presto al di sopra degli altri viventi. L’esperienze (1682) riunite di tutta una vita, poi quelle di molti uomini, e poi di molti tempi unite insieme, onde nasce la favella, e quindi gl’insegnamenti ec. ec., hanno messo il genere umano in lunghissimo tempo, e mettono giornalmente il fanciullo in brevissimo tempo assai di sopra a tutti gli animali, e gli danno la facoltà della ragione. L’uomo primitivo in età di sett’anni non era già ragionevole, come oggi il fanciullo. Ne sa piú il bambino che balbetta; ragiona meglio, è piú ragionevole di quello che fosse l’uomo primitivo in età di vent’anni ec. ec. ec. Questo si può confermare coll’esempio de’ selvaggi, i quali hanno pur tuttavia molta e già vecchia società (12 settembre 1821).
* La stessa adattabilità e conformabilità che ho detto esser singolare nell’uomo non è propriamente innata ma acquisita. Essa è il frutto dell’assuefazione generale, che lo rende a poco a poco piú o meno adattabile ed assuefabile. Di lei non esiste originariamente nell’uomo che una disposizione, la quale non è già lei. L’uomo stenta moltissimo da principio ad assuefarsi, a prender (1683) questa o quella forma, poi, mediante l’assuefazione di farlo, a poco a poco se lo facilita. Ciò si può vedere ne’ caratteri sociali.