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284 | pensieri | (1643-1644-1645) |
e pur facendone risultare l’idea costante di Dio, religione, morale ec., mi par l’ultima e decisiva prova della religione; o se non altro che non può per ragioni esser dimostrata falsa quella rivelazione, che d’altronde avendo prove di fatto, si deve tenere per vera, perché il fatto nel mio sistema decide, e la ragione non se gli può mai opporre.
Ma, se Dio è superiore alla morale, se il buono o cattivo non esiste assolutamente ec., Dio non può egli ingannarci in ciò che ci ha rivelato, promesso, minacciato ec.? — No, perch’egli ci vieta d’ingannare. La legge ch’egli ci ha data, quel modo del suo essere ch’egli ci ha (1644) manifestato, la maniera in cui l’ha fatto, i rapporti che ha preso con noi, i doveri che ci ha prescritti verso lui, verso i nostri simili, verso noi stessi, ciò che ci ha proibito, gl’insegnamenti che ci ha dato, la verità che ci ha fatto amare, la natura in cui ci ha formati, l’ordine di cose che ha stabilito ec., decidono del modo in cui egli deve portarsi verso noi, cioè ha voluto e vorrà portarsi, si è portato e porterà. Altrimenti non sarebbero buoni i suoi rapporti verso noi, e quindi egli non sarebbe buono o perfetto, cioè conveniente ed in intera armonia rispetto a noi ed a quest’ordine di cose, che egli poteva bene tutt’altrimenti costituire, ma ha costituito in questo tal modo in cui l’ingannare è male. Il nostro modo, la nostra facoltà di ragionare è giusta e capace del vero, quando si restringe all’ordine di cose che noi conosciamo o possiamo conoscere e che in qualche maniera ci appartiene, ed alle cose che vi hanno rapporto, in quanto ve lo hanno. Io non distruggo verun principio della ragione umana (né in quanto alla morale, né a tutto il resto): (1645) solamente li converto di assoluti in relativi al nostro ordine di cose ec. La religion cristiana, come ho già detto, resta tutta quanta in piedi (restano quindi i suoi effetti, le sue promesse ec.), non come assolutamente vera,