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(1628-1629-1630) pensieri 275

ci si avvezza, ed elle perdono in forza e durata. Ma non si avvezza solamente ad una per una. Un’impressione tanto nuova per un uomo quanto la piú nuova che possa provare un fanciullo fa meno effetto in quello che in questo, perché quegli è avvezzo alle  (1629) impressioni. Quanto piú l’uomo, in proporzione delle circostanze individuali, è avvezzo alle novità, tanto l’impressione delle novità è per lui meno forte e durevole; e finalmente gli farà maggiore impressione la monotonia ec. che la novità. E pur nessuno può essere avvezzo a una nuova impressione in particolare; ma l’uomo si avvezza alle nuove impressioni in generale ec. ec (4 settembre 1821).


*   Ho detto che dilatandosi le nazioni, le lingue si dividono. Ciò principalmente accade nel volgo, perché il volgo di un luogo poco o nessun commercio conserva con quello di un altro, benché nazionale. Le altre classi ve lo conservano o immediato o mediato, per la civiltà che gli unisce, le scritture ec. ec.: 1°, quanto piú una nazione è nazione e per ispirito e per istato politico; 2°, quanto piú il volgo è in commercio colle altre classi della stessa popolazione; 3°, colle altre popolazioni nazionali; 4°, quanto piú una nazione, ed in essa il volgo, è civile; 5°, quanto piú i costumi, i caratteri ec. sono per conseguenza conformi, sí nel volgo che nelle altre classi; tanto i dialetti vernacoli sono minori di numero e meno distinti di forma ec. Applicate queste osservazioni all’Italia, alla Francia, Inghilterra, Germania ec.

Cosí può ragionarsi anche delle nazioni  (1630) tutte intere, rispetto alle altre nazioni (4 settembre 1821).


*   Gli ammaestramenti che si danno ordinariamente agli animali che ci servono, e ch’essi apprendono benissimo, con maggiore o minor prontezza, secondo i