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(1576-1577-1578) pensieri 243

da sola svogliatura è infinito e comunissimo nella nostra vita. E si può prevedere che crescerà di mano in mano, e che oltracciò diverranno grazie molte qualità delle cose che ora si hanno per difetti, anche gravi, e che producono un vivo senso e giudizio di sconvenienza (27 agosto 1821).


*    Quanto sia vero che la bellezza delle fisonomie dipende dalla loro significazione, osservate. L’occhio è la parte piú espressiva del volto e della persona; l’animo si dipinge sempre nell’occhio; una persona d’animo grande ec. (1577) non può mai avere occhi insignificanti; quando anche gli occhi non esprimessero nulla, o fossero poco vivi in qualche persona, se l’animo di costei si coltiva, acquista una certa vita, divien furbo e attivo ec. ec., l’occhio parimente acquista significazione, e viceversa accade nelle persone d’occhio naturalmente espressivo, ma d’animo torpido ec. per difetto di coltura ec. ec.; nei diversi momenti della vita, secondo le passioni ec. che ci commuovono, l’occhio assume diverse forme, si fa piú o men bello ec. ec. Ora l’occhio, ch’è la parte piú significativa della forma umana, è anche la parte principale della bellezza (questo si può dimostrare con molte considerazioni). Un paio d’occhi vivi ed esprimenti penetrano fino all’anima e destano un sentimento che non si può esprimere. Questo si chiama effetto della bellezza, e questa si crede dunque assoluta; ma non v’ha niente che fare; egli è effetto della significazione, cosa indipendente dalla sfera del bello, e la bellezza principale dell’occhio, non appartenendo alla convenienza, non entra in quello che il filosofo considera come bello.  (1578)

Dipingete un viso senz’occhi, voi non sapete ancora s’egli è bello o brutto, e non vi formate un’idea sufficiente di quella fisonomia (fosse anche un ritratto somigliantissimo). Aggiungeteveli, e quella fisonomia