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(1219-1220) pensieri 11

comunque e dovunque formata, e comunque pur fosse inesatta nell’etimologie ec., purché fosse esatta nell’intendimento e nel senso che le si attribuiva. La chimica ha nuova nomenclatura, perch’é scienza nuova e diversa dall’antica. E cosí accade alle altre scienze quando si rinnuovano o in tutto o in parte. Perdono l’antica nomenclatura e ne acquistano altra, che diviene però universale come la prima. E quando fra diverse e lontane nazioni poco note o strette fra loro trovate differenza di nomenclatura in una medesima scienza, certo è che quella scienza è diversa notabilmente nelle rispettive nazioni e lingue. Vedi p. 1229. Quindi i termini di tutte le scienze, esatte o no, ma alquanto stabilite, sono stati sempre universali; né sarebbe mai possibile, nel trattarle, l’adoperare altri termini da quelli universalmente conosciuti, intesi e adoperati, senza nuocere sommamente alla chiarezza e toglier via la precisione. La qual precisione non deriva propriamente e principalmente da altro se non dalla convenzione che applica a quella parola quel preciso significato, bene spesso metaforico, ma passato in proprissimo. Mutando la parola, è tolta via la forza della convenzione, e quindi, benché la nuova parola equivalga, quanto alla sua origine, alla sua proprietà intrinseca ec., non equivale quanto all’effetto, perché il  (1220) lettore o uditore non concepisce piú quell’idea precisa e netta che concepiva mediante la parola usitata, la qual era aiutata dalla convenzione, o sia dall’assuefazione di attribuirgli e d’intenderla in quel preciso significato. Converrebbe rinnovare a poco a poco l’assuefazione, applicandola a queste nuove parole, il che porterebbe necessariamente un lungo intervallo di oscurità e confusione nella intelligenza degli scrittori, finché la nuova nomenclatura non arrivasse a prendere nella mente nostra in tutto e per tutto il posto dell’usitata e a farvi, per cosí dire, quel letto che questa vi aveva già fatto.