Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(1520-1521-1522) | pensieri | 209 |
* E quindi ancora si conferma quello che altrove ho sostenuto, che, trattandosi di parole il cui pregio consiste nella precisione del significato, e che denno suscitare universalmente quella tal precisa idea (come in fatto di parole filosofiche, scientifiche ec.), è perniciosissimo il mutarle e sostituir loro una parola che in altra lingua paia sinonima ad esse (1521) quanto si voglia. Non lo sarà mai perfettamente e la precisione e l’universalità di quell’idea si perderà, se vorrassi staccarla dalla parola, che le appropriò la nazione che ritrovò o determinò e rese chiara la detta idea (18 agosto 1821).
* Alla p. 1510. Quante cose ci paiono giornalmente brutte o belle, senza che n’abbiano alcuna ragione in se stesse, ma per le somiglianze, relazioni che hanno, idee che richiamano, o in tutti, ed allora le chiamiamo brutte o belle assolutamente, o in noi soli, ed allora, se pur vi badiamo (che non accade quasi mai), siamo forzati a chiamarle brutte o belle relativamente. Ho veduta una soffitta dipinta a ritondi o girellette disposte attorno attorno in cerchio. Che cosa ha di brutto o di vile questa invenzione in se? Pur tutti la condannavano, perché richiama l’idea di una tavola ritonda apparecchiata co’ suoi piatti in giro (18 agosto 1821).
* Il passato, a ricordarsene, è piú bello del presente, come il futuro a immaginarlo. (1522) Perchè? Perché il solo presente ha la sua vera forma nella concezione umana; è la sola immagine del vero; e tutto il vero è brutto (18 agosto 1821).
* Ho discorso spesso del bello che proviene dalla debolezza. Egli è un bello proveniente da pura inclinazione e quindi non ha che far col bello ideale, anzi è fuori della teoria del bello. Infatti egli è del