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(1517-1518) pensieri 207

durre il mondo all’uniformità. Vedi, se vuoi, p. 1386. Ora, la civiltà tira sempre, come altrove ho detto, ad uniformare; e l’uniformità fra gl’individui di una nazione e fra le nazioni è sempre in ragione dei progressi generali o particolari della civiltà. Ed ella tira quindi sempre a confondere, risolvere, perdere ed agguagliare i caratteri nazionali, e quindi quelli delle lingue. Il qual effetto, visibilissimo oggidí sí in questi che in quelli, derivando da un grandissimo e stabilissimo incremento della civiltà, non è maraviglia che sia notabilissimo e durevolissimo e che l’universalità e l’influenza della lingua francese non si perda malgrado i cangiamenti politici, mentre non si perde né facilmente si perderà l’universalità e l’influenza che sopra questo secolo di civiltà esercitano i costumi del popolo piú civile del mondo.

I costumi de’ greci anticamente ebbero, in proporzione de’ tempi, grande influenza  (1518) sulle diverse nazioni (cosí forse anche altre nazioni piú anticamente). Quindi l’universalità della loro lingua. Siccome le scienze e discipline portano da per tutto e conservano le nomenclature che ricevettero dalla nazione che inventolle e formolle, cosí anche i costumi. Ma le scienze si estendono a pochi, poco terreno abbracciano e poco influiscono sul carattere delle lingue a cui passano. Laddove i costumi si estendono all’intere nazioni ed abbracciano tutta la di lei vita, e quindi tutta la lingua che n’é la copia e l’immagine (18 agosto 1821).


*    Da queste osservazioni si deduce che; dopo che i costumi greci furono radicati in Roma; dopo che i romani andavano ad imparar le maniere del bel vivere in Grecia, come si va ora a Parigi; dopo che la moda, la bizzarria, l’ozio derivato dalla monarchia, l’influenza della letteratura greca ec. ebbe grecizzati i costumi e la conversazione di Roma; dopo che le case de’ nobili eran piene di filosofi, di medici, di precet-