Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(1459-1460-1461) | pensieri | 173 |
* Quanto gli uomini sono meno inciviliti (come sono i selvaggi, com’erano gli americani ec.), tanto maggiori e piú frequenti varietà di lingue o dialetti si trovano in piú piccolo spazio di paese e minor quantità di gente. Cosa provata dalla storia, da’ viaggi ec. e proporzionatamente dalla stessa osservazione de’ popoli piú o meno inciviliti, letterati ec. Vedi la p. 1386, fine. Dal che si vede quanto la natura contrasti all’uniformità de’ linguaggi ec., come ho detto altrove (6 agosto 1821). (1460)
* L’impero che il cristianesimo ha per tanti secoli esercitato, e prima e dopo il risorgimento della civiltà, tanto sugli animi, le opinioni, i costumi privati e pubblici, quanto sul temporale degli stati e sulla politica universale del mondo cristiano, e generalmente insomma sulla vita umana, è stato quasi un impero della filosofia, uno stabilimento di potenza filosofica, un’influenza, una superiorità generale acquistata nel mondo dalla ragione sulla natura, le naturali illusioni ec. ec. e dallo spirito sopra il corpo: stabilimento originato da quell’epoca metafisica che produsse il cristianesimo e durato per le circostanze dei lumi e degl’intelletti e per la forza dell’abito ec. Allora il mondo era quasi una repubblica filosofica o piuttosto uno stato soggetto ad un intollerante, universale, stretto, potente dispotismo della filosofia, riconosciuto da tutti per giusto o per invincibile, benché tutta la sua forza (al solito delle tirannie e quasi d’ogni genere di governi) stesse nell’opinione. Il Papa rispettato e temuto da tutti i privati e da tutti i principi cristiani, un inerme, un povero, da armati e da ricchi, era il vero capo di una repubblica filosofica. Basta considerare quella cerimonia (1461) della sua coronazione, quando se gli abbrucia innanzi agli occhi della stoppa, dicendo: Beatissime pater, sic transit gloria mundi. Massima piena di serissime e profondissime riflessioni