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(1452-1453-1454) | pensieri | 169 |
diverse forme ricevute (1453) da ciascun individuo di ciascuna specie, è tutta la differenza di accidente che si trova fra detti individui. Quindi considerate quanto sia ragionevole l’opinione delle cose assolute, anche dentro i limiti e l’ordine effettivo della natura qual ella è, e dilatate questo pensiero.
Da tali osservazioni segue che la natura ha lasciato piú da fare per la loro vita a quegli esseri ai quali ha dato maggiore conformabilità, cioè qualità e facoltà piú modificabili, diversificabili e variamente sviluppabili e capaci di produrre piú diversi e moltiplici effetti, quantunque, lasciate quali sono naturalmente, non li producano. Tale è soprattutti l’uomo. Quello che la natura gli possa aver lasciato a fare, l’ho già detto in altro pensiero (4 agosto 1821). Vedi p. 1538, capoverso 1.
* Malamente si distingue la memoria dall’intelletto, quasi avesse una regione a parte nel nostro cervello. La memoria non è altro che una facoltà che l’intelletto ha di assuefarsi alle concezioni, diversa dalla facoltà di concepire o d’intendere ec. Ed è tanto necessaria all’intelletto, ch’egli, senza di essa, non è capace di verun’azione, (l’azione dell’intelletto è diversa dalla semplice concezione ec.), perché ogni (1454) azione dell’intelletto è composta (cioè di premesse e conseguenza) né può tirarsi la conseguenza senza la memoria delle premesse. Bensí questa facoltà, che, quantunque inerentissima all’intelletto e spesso appena distinguibile dalla facoltà di concepire e di ragionare, è però diversa, può sommamente illanguidirsi ec., senza che quella di concepire ec. s’illanguidisca né si perda ec., e può essere anche originariamente debole, in un intelletto ben provvisto delle altre facoltà. Osservate però (contro quello che si suol dire che l’ingegno è indipendente ec. dalla memoria) che non v’é quasi grande ingegno che non abbia grande memoria,