Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/173

(1435-1436-1437) pensieri 159

né di aver questo pregio né che questo fosse un pregio ec., come si può vedere dalle molte parole provenzali, lombarde, genovesi, arabe, greche storpiate, latine ec., che adoperavano in mezzo alle piú pure italiane. Gl’inglesi la cui lingua non è stata mai soggettata a piú che tanta regola, ed ha mancato e manca di un vocabolario autorizzato, forse non sanno che cosa sia purità di lingua inglese. Questo piacere deriva dal confronto, e finché non vi sono  (1436) scrittori o parlatori impuri, riconosciuti per tali e disgustosi, non si gusta la purità della lingua, anzi neppur si nomina né si prescrive né si cerca, benché senza cercarla si ottenga. Ho già detto altrove che i toscani sono meno suscettibili di noi alla purità della lingua toscana, e infatti se ne intendono assai meno di noi, oggi che vi sono regole e che la purità dipende da esse e fin da quando esse nacquero; perch’essi non le sanno, non le curano, e fin d’allora, generalmente parlando, non le curarono (Varchi, e Speroni. Vedi Monti, Proposta ec. alla voce Becco, nel Dialogo del Capro). Tutto ciò accade presso a poco anche in ordine alla purità dello stile ec. ec (2. Agosto 1821).


*    Mirabile disposizione della natura! Il giovane non crede alle storie, benché sappia che son vere, cioè non crede che debbano avverarsi ne’ particolari della sua vita, degli uomini ch’egli conosce e tratta. o conoscerà e tratterà, e spera di trovare il mondo assai diverso, almeno in quanto a se stesso e per modo di eccezione. E crede pienamente a’ poemi e romanzi, benché sappia che sono falsi, cioè se ne lascia persuadere che il mondo sia fatto e vada in quel  (1437) modo, e crede di trovarlo cosí. Di maniera che le storie che dovrebbero fare per lui le veci dell’esperienza, e cosí pure gl’insegnamenti filosofici ec., gli restano inutili, non già per capriccio, né