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(1408-1409-1410) | pensieri | 143 |
cere che proviamo noi del buono, cioè naturale; se ne saziassero facilmente ec. Questa era conseguenza non del falso bello, ché nessun bello è falso, ma della falsata natura delle cose, che anche in que’ tempi era la stessa.
Ma quante ripugnanze colla natura, ci fa passare per belle anche oggidí l’assuefazione ch’é una seconda natura! Quanto differiscono nel gusto anche i secoli, che nel grosso e complessivamente son di buon gusto! Quante diverse opinioni intorno a questa o quella bellezza, o parte di lei, produce la stessa civiltà, che, 1o, è diversa e varia ne’ vari luoghi e tempi ec.; 2o, varia bene spesso dalla natura (1409) medesima, e non poco! Le quali cagioni non solo ci producono l’opinione, ma il conseguente senso e gusto del bello in cose non naturali, in cose anche ripugnanti alla natura. Quanti abbigliamenti non naturali, quante foggiature snaturate della persona stessa, quante mosse, portamenti ec. o diversissimi dalla natura o a lei contrarissimi, ci paiono per l’assuefazione e l’opinione bellissimi, e bruttissimi i loro contrari e i naturali! Cani colle orecchie tagliate; cavalli a coda tagliata ec. ec. Da mille altri generi di cose potrei cavare esempi di questo.
Non basta. La natura benché uniforme nel principale ed essenziale, varia in moltissime cose accidentali, ma considerabilissime, secondo le razze, i climi, i tempi, le circostanze. L’etiope differisce dal bianco. Il gusto della scrittura orientale differisce dall’europeo; quello de’ Bardi da quello de’ greci; quello de’ settentrionali moderni da quello de’ meridionali; quello degl’italiani ec. da quello de’ francesi. E ciascuno di questi, essendo conforme alla natura rispettiva, è buono per ciascuno dei detti popoli ec., (1410) cattivo per gli altri; e produce in ciascuno di essi quell’effetto che produrrà in un altro popolo un gusto, almeno in molte parti, contrario, il quale viceversa parrebbe e pare cattivo a quell’altro