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134 pensieri (1393-1394-1395)

vizi dei grandi, i principii fondamentali delle calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale e alla filosofia, l’andamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della società, della civiltà presente, le disgrazie e le rivoluzioni e le condizioni del mondo, i vizi e le infamie non degli uomini ma dell’uomo, lo stato delle nazioni ec. E credo che le armi del ridicolo, massime in questo ridicolissimo e freddissimo tempo, e anche per la loro natural forza, potranno giovare piú di quelle della passione, dell’affetto, dell’immaginazione, dell’eloquenza; e anche piú di quelle del ragionamento,  (1394) benché oggi assai forti. Cosí a scuotere la mia povera patria e secolo, io mi troverò avere impiegato le armi dell’affetto e dell’entusiasmo e dell’eloquenza e dell’immaginazione nella lirica e in quelle prose letterarie ch’io potrò scrivere; le armi della ragione, della logica, della filosofia ne’ trattati filosofici ch’io dispongo; e le armi del ridicolo ne’ dialoghi e novelle lucianee ch’io vo preparando.

    Iliaci cineres et flamma extrema meorum,
       Testor, in occasu vestro, nec tela nec ullas
       Vitavisse vices Danaum; et, si fata fuissent
       Ut caderem, meruisse manu
            (Virg., Aen., II, 431 segg.) (27 luglio 1821).


*    Alla p. 1102. È stata anche utilissima e necessaria invenzione e pensamento quello di dividere le quantità non per unità, ma per parti di quantità contenenti un numero di quantità determinato e perpetuamente conforme; vale a dire per diecine, ossia quantità contenenti sempre dieci unità; per centinaia, contenenti sempre dieci diecine; per migliaia ec. Senza questo ritrovato ottimo ed ammirabile, noi, quanto ai numeri, saremmo ancora appresso a poco nel caso degli  (1395) uomini privi di favella. Cioè non potremmo