Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/124

110 pensieri (1356-1357-1358)

quelle piú s’allontanano dai loro principii, piú deteriorano finché si corrompono; queste piú son vicine ai loro principii piú sono imperfette, deboli, povere, e spesso stolte. La cagione è che il principal fondamento di quelle è la natura, la quale non si perfeziona (fuorché ad un certo punto) ma si corrompe; di queste la ragione la quale ha bisogno del tempo per crescere ed avanza in proporzione de’ secoli e dell’esperienza; la qual esperienza è maestra della ragione, nutrice, educatrice della ragione e omicida della natura. Cosí dunque accade rispetto alle lingue.  (1357) Quelle qualità loro che giovano per l’una parte alla ragione e per l’altra da lei dipendono, si accrescono e perfezionano col tempo; quelle che dipendono dalla natura decadono, si corrompono e si perdono. Quindi le lingue guadagnano in precisione allontanandosi dal primitivo, guadagnano in chiarezza, ordine, regola ec.; ma in efficacia, varietà ec., e in tutto ciò ch’é bellezza, perdono sempre quanto piú s’allontanano da quello stato che costituisce la loro primitiva forma. La combinazione della ragione colla natura accade quando elle sono applicate alla letteratura. Allora l’arte corregge la rozzezza della natura, e la natura la secchezza dell’arte. Allora le lingue sono in uno stato di perfezione relativa. Ma qui non si fermano. La ragione avanza e, avanzando la ragione, la natura retrocede. L’arte non è piú contrabbilanciata. La precisione predomina, la bellezza soccombe. Ecco la lingua che, avendo perduto il suo primitivo stato di natura e l’altro piú perfetto di natura regolata, o vogliamo dire formata, cade  (1358) nello stato geometrico, nello stato di secchezza e di bruttezza (la lingua francese, nella sua formazione, si accostò fin d’allora, per le circostanze del tempo, a quest’ultimo stato, perché prevalse in essa la ragione, e l’equilibrio fra l’arte e la natura nella lingua francese non vi fu mai, o non mai perfetto). I filo-