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(1354-1355-1356) | pensieri | 109 |
soverchia e quindi corrotta anch’essa, corrotta anche la ragione, come la civiltà e la natura; (1355) corrotta, dico, per eccesso, come queste ec. Giacché la perfezione o imperfezione e corruzione si deve misurare dal fine di ciascheduna cosa e non già assolutamente (20 luglio 1821).
* Una cosa è tanto piú perfetta quanto le sue qualità sono meglio ordinate al suo fine. Questa perfezione evidentemente relativa si può misurare e paragonare anche con perfezioni d’altri generi. Ma la maggiore o minor perfezione dei diversi fini come si può misurare? come si possono comparare i diversi fini? Che ragione assoluta, che norma comparativa esiste indipendentemente da checchessia, per giudicare questo fine piú perfetto o migliore di quello, fuori di un medesimo sistema di fini? (giacché dentro un medesimo sistema i fini subalterni si possono paragonare; non sono però veramente fini, ma mezzi e parti e qualità anch’essi del sistema). Come dunque si può assolutamente giudicare della maggiore o minor perfezione astratta delle cose? E come può sussistere un bene o un male assoluto, una bontà o bellezza assoluta o i loro contrari? (20 luglio 1821). (1356)
* Un viso bellissimo, il quale abbia qualche somiglianza con una fisonomia di nostro controgenio o che abbia l’idea, l’aria di un’altra fisonomia brutta ec. ec., non ci par bello (20 luglio 1821).
* È cosa già nota che la letteratura e poesia vanno a ritroso delle scienze. Quelle ridotte ad arte isteriliscono, queste prosperano; quelle giunte a un certo segno decadono, queste piú s’avanzano, piú crescono; quelle sono sempre piú grandi piú belle piú maravigliose presso gli antichi, queste presso i moderni;