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106 pensieri (1349-1350-1351)

universale. Ora, trattandosi che fra tanti sommi spiriti antichi nessuno si è pure accostato alle verità che molti e certo parecchi moderni hanno scoperto o del tutto o massimamente da  (1350) loro, bisogna trovarne delle ragioni universali, cioè intere e necessarie, e che spieghino tutto l’effetto. Io penso che sieno queste.

1°, La differenza delle lingue e la maggiore o minor copia de’ termini, maggiore o minor precisione e universalità loro, e certezza di significato e stabilità. Vedi Sulzer negli Opuscoli interessanti di Milano, vol. IV, p. 65-70, 79-80. La maggiore o minor copia di parole esprimenti idee chiare ec. Vedi ib., p. 53-54. Una delle grandi ragioni per cui i greci negli studi astratti e profondi (sí filosofici che grammatici ec. ec. ec) come in ogni altro genere di cognizioni andarono avanti a tutti gli antichi, ai latini ec., io credo certo che sia la gran facilità che aveva la loro lingua ad esprimere, ed esprimere precisamente le nuove cose, le nuove e particolari idee di ciascuno. Facilità che si sperimenta anche oggi nell’attingere da quella lingua a preferenza di ogni altra i nomi delle nuove o piú precise e sottili cose ed idee e le intere nomenclature ec.

Per questa parte il tempo ha giovato certo alla scoperta delle nuove verità, perché le cognizioni influiscono sulla lingua, come questa su  (1351) quella. Ma ha giovato mediatamente, e io vengo a dire che i moderni inventori non si sono tanto giovati immediatamente delle cognizioni già preparate, quanto di quella lingua che avevano, la quale, a differenza delle antiche, era sufficiente a fissare e determinare nella loro mente le idee nuove che concepivano, a dichiararle, cioè renderle chiare, costanti e non isfuggevoli ad essi stessi ec. ec.

2°, Le nuove nazioni che si son date al pensiero. L’antica cultura fu tutta meridionale. Il settentrione anticamente non sapeva ancora pensare o non aveva