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90 pensieri (1326-1327)

quella stessa pronunzia o dialetto ec. che riusciva insopportabile a quella tal persona, coll’assuefarvisi ec., arriverà a parergli anche graziosa. Cosí dico d’ogni altro genere, e l’esperienza n’é frequente.

Da tutto ciò si deduce ancora che, siccome il senso e l’idea della convenienza, regola e bellezza è relativa, cosí quella della grazia che risulta dall’idea di ciò ch’é straordinario, irregolare ec., nel conveniente e nel bello ec., è interamente relativa. Sicché il grazioso è relativo né piú né meno, come il bello, dalla cui idea dipende ec.


     Del resto quello straordinario o irregolare ec. che non appartiene ed è al tutto fuori d’ogni sistema d’ordine, di regola, d’armonia, di convenienza, cioè che non è nel bello, non è punto grazioso, né spetta al discorso della grazia; come, per esempio, un animale straordinario, un fenomeno ec. ec (14 luglio 1821).


*    Molte cose si trovano, molte particolarità nelle forme umane (cosí dico del resto), che sono sul confine della grazia e della deformità o del difettoso,  (1327) e ad altri paiono graziose, ad altri paiono difetti, ad altri piacciono, ad altri formalmente dispiacciono o anche arrivano a piacere e dispiacere alla stessa persona in diverse circostanze. La qualcosa conferma come il grazioso derivi dallo straordinario, cioè da quello ch’é fuor dell’ordine sino a un certo punto. Certo è che l’uomo o la donna può fare in modo, che, s’ella ha difetti anche notabili, anche gravi, quegli stessi le servano a farsi maggiormente amare, a rendersi piacevole e desiderata, e piú delle altre, appunto nel mentre che si conosce la sua imperfezione (Questo dico sí dei difetti fisici come morali ec). E ciò per mezzo di giudiziosi contrapposti nella convenienza, garbo, brio del portamento ec. ec. ec., in maniera che quel difetto venga piuttosto a dare risalto al bello e al conveniente che a distruggerlo,