Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/94

(592-593-594) pensieri 81



*    Communicare per particeps fieri, essere, o venire a parte, del qual significato il Forcellini  (593) non reca esempi, se non tre di cattiva lega, e di bassa latinità ed autorità (l’Appendice nulla) si trova presso Cicerone: (Laelius sive de amicitia, cap. 7). Itaque, si quando aliquod officium exstitit amici in periculis aut adeundis, aut communicandis (cioè nel prender parte ai pericoli dell’amico), quis est, qui id non maximis efferat laudibus? Vedi un non so che di simile nella Crusca.


*    Alla p. 307. Quid autem interest, ab iis, qui postea nascentur sermonem fore de te, cum ab iis nullus fuerit qui ante nati sint, qui nec pauciores, et certe meliores fuerunt viri? L’Affricano maggiore al minore, presso Cicerone, Somn. Scipion., cap. 7. Vedi p. 643, capoverso 3.


*    Quid autem est horum in voluptate? melioremne efficit, aut laudabiliorem virum? an quisquam in potiundis voluptatibus gloriando sese, et praedicatione effert? (Cicerone, Paradoxa, I, cap. 3, fine). Oggi, sibbene, o M. Tullio, né c’é maggior gloria per la gioventú, né scopo alla carriera loro piú brillantemente, manifestamente e concordemente proposto, né mezzo di ottener lode e stima piú sicuro e comune, che quello  (594) di seguire e conseguire le voluttà ed abbondarne e ciò piú degli altri. L’oggetto delle gare ed emulazioni della piú florida parte della gioventú non è altro che la voluttà, e il trionfo e la gloria è di colui che ne conseguisce maggior porzione e che sa e può godere e immergersi nei vili piaceri piú degli altri. Le voluttà sono lo stadio della gioventú presente, tanto che già non si cercano principalmente per se stesse, ma per la gloria che ridonda dall’averle cercate e conseguite. E se non di tutte le voluttà si può gloriare colui che le ottiene, in quel momento medesimo, in cui le gode, (sebbene di moltissimi generi di voluttà accade tut-