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pensieri |
(1194-1195-1196) |
lezza loro in nessun modo, quando ne vegga qualcuno, massimamente se ne vede qualcuno isolato. Se però egli non avrà posta molta attenzione alle sue proprie forme, alla sua fisonomia, specchiandosi, per esempio, nelle fontane ec. Ed allora il giudizio ch’egli porterà delle forme di quel tal uomo sarà pur comparativo, cioè comparativo alla sua propria (1195) forma, e quindi non si accorderà col giudizio generale o solamente a caso. E se egli avrà avuta molta pratica di qualche altra specie di animali, come cani o cavalli ec., egli sarà molto meglio a portata di giudicare della bellezza di questi che di quella dell’uomo. E nel detto giudizio sarà meglio d’accordo col giudizio comune degli uomini. Dico degli uomini, e non già di quegli stessi animali, i quali, come gli uomini, ponendo maggiore attenzione alle forme de’ loro simili, ne giudicano molto diversamente e piú distintamente ed esattamente degli uomini, in proporzione però della facoltà de’ loro organi molto meno disposti o meno esercitati ad osservare, a paragonare, a riflettere, di quelli dell’uomo, e massime dell’uomo o del fanciullo incivilito piú o meno. Bensí è vero che quel tal uomo che abbiamo supposto si sentirà forse inclinato verso quel suo simile, piú di quello che fosse verso qualunque altra specie d’animali, con cui fosse addomesticato; e massimamente se quel suo simile è di diverso sesso. Ma questa è inclinazione materiale ed innata della natura sua, del tutto indipendente dall’idea del bello e dal giudizio delle forme; è inclinazione e πάθος, ossia passione e non idea. E questo tal uomo, vedendo molti suoi simili tutti in un tratto per la prima volta, non conoscerà fra loro, nelle loro forme e fisonomie ec., quasi alcuna differenza, come è già noto che accade, per esempio, all’europeo che vede per la prima volta degli etiopi o de’ lapponi. Tutti gli paiono appresso a poco della stessa forma e fisonomia e nessuno piú bello né piú brutto (1196)