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(1187-1188) | pensieri | 471 |
ne ha bisogno non dimostra evidentemente che il giudizio e il senso della bruttezza o bellezza deriva unicamente dall’assuefazione e dal confronto, e che nessun oggetto al mondo sarebbe né bello né brutto, né buono né cattivo, se non ci fosse con che confrontarlo, massime nella sua specie? E ciò viene a dire che nessuna cosa è bella né buona assolutamente e per se stessa; e quindi non esiste un bello né un buono assoluto.
Il perfezionamento del gusto in ogni materia, sia nelle arti, sia riguardo alla bellezza umana, sia in letteratura ec. ec., si considera come una prova del bello assoluto ed è tutto l’opposto. Come si raffina il gusto de’ pittori, degli scultori, de’ musici, degli architetti, de’ galanti, de’ poeti, degli scrittori? Col molto vedere o sentire di quei tali oggetti sui quali il detto gusto si deve esercitare, coll’esperienza, col confronto, coll’assuefazione. Come dunque questo gusto può dipendere da un tipo assoluto, universale, immutabile, necessario, naturale, preesistente? Quello ch’io (1188) dico de’ fanciulli, dico anche de’ villani e di tutti quelli che si chiamano o di rozzo o di cattivo o di non formato gusto in ogni qualsivoglia genere di cose; lo dico di chi non è avvezzo a vedere opere di pittura, il quale ognuno sa e dice che non può giudicare del bello pittorico; lo dico di chi non è accostumato alla lettura de’ buoni poeti, il quale non può mai giudicare del bello poetico, del bello dello stile ec. ec. ec. Come il giudizio e il senso del fanciullo intorno al bello è da principio necessariamente grossolanissimo, cosa che dimostra evidentemente come il detto giudizio dipenda dall’assuefazione, cosí il giudizio e il senso della massima parte degli uomini circa il bello resta sempre imperfettissimo, non per altro se non perché la massima parte degli uomini non acquista mai una tal esperienza da poter formare quel giudizio minuto, esatto e distinto, che si chiama gusto fino. Cioè, 1°, non considera bene le minute parti degli oggetti, per