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430 pensieri (1132-1133-1134)

innumerabili inflessioni, composizioni, modificazioni di ogni sorta, giungessero i latini a cavare infinite parole, infinite significazioni, esprimerne le minime differenze delle cose che da principio si confondevano e accumulavano  (1133) in ciascuna delle dette poche parole radicali, trarne tutto ciò che doveva servire tanto alla necessità quanto all’utilità ed alla bellezza e a tutti i pregi del discorso, e insomma da un piccolo vocabolario monosillabo (anzi nomenclatura) cavare tutta una lingua delle piú ricche, varie, belle e perfette che sieno state. E cosí denno essersi formate tutte le lingue cólte del mondo ec. Cosí la chinese ec. E sarebbe utile e curiosa cosa il formare un albero genealogico di tutte le parole latine derivate, composte ec. da uno di questi monosillabi, come, per esempio, dux, che somministrerebbe un’infinita figliuolanza, senza contare le tante inflessioni particolari di ciascuno de’ verbi o nomi derivati o composti ec. ne’ loro diversi casi o persone e numeri e tempi e modi e voci (attiva e passiva); e si vedrebbe per l’una parte quanto le vere radici sien poche nella latina come in tutte le lingue, per la naturale difficoltà di porle in uso e di far nascere la convenzione che sola le può fare intendere e servire; per l’altra parte quanta sia l’immensa fecondità di una sola radice e le diversissime cose e differenze loro, ch’ella si adatta ad esprimere mediante i suoi figli ec. in una lingua giudiziosa e ben coltivata.

Raccogliendo il sin qui detto, io penso che, se tali osservazioni si facessero in maggior numero e con piú diligenza che non si è fatto finora (della qual diligenza e profondità gl’inglesi e i tedeschi ci hanno già dato l’esempio anche in questi particolari, massime negli  (1134) ultimi tempi, come Thiersch ec.), si semplificherebbe infinitamente la classificazione derivativa delle parole, ossia delle famiglie loro; l’analisi delle lingue si spingerebbe quasi sino agli ultimi loro elementi; si giungerebbe forse a conoscere gran parte