nomi. Ma voleva dire da nomi noti e da nomi non primitivi, perché tutti i metafisici moderni s’accordano, che tutte le lingue son cominciate e derivano da’ nomi e il vocabolario primitivo di tutti i popoli fu sempre una semplice nomenclatura (Sulzer). È dunque indubitato che anche quei verbi latini che paiono radicali derivano da nomi sconosciuti, giacché le radici d’ogni lingua furono i nomi soli e volendo esprimere azioni (1129) non s’inventarono certo nuove radici, che non sarebbero state intese (giacché gran tempo dové passare prima che si pensasse a formare i verbi e la lingua, cioè la nomenclatura era già stabilita), ma si derivarono dalle radici esistenti, cioè da’ nomi. Ora, vedendo che i verbi latini che chiamiamo radicali, ossia che non hanno veruna derivazione nota né composizione ec., hanno una sola sillaba radicale, si conchiude che le loro radici vere, che certo furono nomi, tutte furono monosillabe, e che il primitivo linguaggio latino, la fonte di tutta la lingua latina, fu tutto monosillabo. Osserviamo per esempio i verbi pacare, regere, vocare, ducere, lucere, necare. Questi cadono tutti e perfettamente sotto le osservazioni che ho stabilite, hanno una sola sillaba e tre sole lettere radicali, tre sillabe all’infinito ec. E tuttavia non gli possiamo chiamare radicali, perché resta notizia de’ nomi da cui sono formati e son tutti monosillabi: pax, rex, vox, dux, lux, nex. E notate che di questi monosillabi alcuni esprimono delle cose che debbono essere state fra le prime ad esprimersi in ogni linguaggio, come vox, lux, e similmente rex e dux, nella prima società. Cosí l’antico precare e lacere, che cadrebbono sotto la stessa categoria, sappiamo che vengono da prex e lax monosillabi. Cosí sperare da spes. Cosí arcere da arx che significa luogo alto, cima, altezza (idea certo primitiva nelle lingue) e quindi rocca, fortezza: vedi p. 1204, fine. Cosí quiescere da quies, partire e partiri da pars, tutte idee primi-