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482 pensieri (1202-1203-1204)


di quella tal cosa o idea? Come arricchire la lingua, accrescere le significazioni di una stessa parola, stabilire l’uso e l’intelligenza comune di una metafora o traslato, dare alla lingua una tal facoltà di tale o tal formazione di voci o di modi che significhi regolarmente tale o tal altro genere di cose o idee? Come poi regolare ed uniformare e ridurre sotto leggi conformi in tutta la nazione la sintassi, le inflessioni dinotanti i diversi accidenti di una stessa parola ec. ec.? Tutte queste cose sono impossibili  (1203) senza la scrittura, perché manca il mezzo di una convenzione universale, senza cui la lingua non è lingua ma suono. La viva voce di ciascheduno poco ed a pochi si estende. Le scritture vanno per le mani di tutta la nazione e durano anche dopo che quegli che le fece non può piú parlare. Gl’individui di una nazione non possono convenir tutti fra loro di veruna cosa a uno a uno. Ed un individuo, ancorché di sommo ingegno, non può mettere in uso una parola, una frase, una regola di lingua, un significato e renderne comune e stabilirne l’intelligenza colla sola sua voce e favella, di cui tanto pochi e solo istantaneamente possono partecipare, se non lentissimamente e difficilissimamente. Ora le lingue le piú estese sono sempre nate dall’individuo, e vi fu sempre il primo che inventò e pronunziò quella parola, quella frase, quel significato ec. In qualunque modo si sieno formate le lingue primitive e gli uomini abbiano cominciato ad intendersi ed esprimersi scambievolmente mediante gli organi della favella, certo è che questo non è avvenuto se non a pochissimo per volta, sinché una lingua non è stata applicata alla scrittura; perché la convenzione individuale di ciascheduno non può essere se non lentissima e difficilissima. Di piú è certo che l’uso di tutte le lingue nel loro nascere fu ristretto  (1204) a una piccolissima società, dove la convenzione era meno difficile, perché fra un piccolo numero d’individui. Ma trattandosi di