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(1093-1094) | pensieri | 399 |
troppo rimaso indietro nella coltura artificiale, non si sa come. E lo stesso dico degl’individui piú ignoranti ec. (26 maggio 1821).
* La letteratura di una nazione, la quale ne forma la lingua e le dà la sua impronta e le comunica il suo genio, corrompendosi, corrompe conseguentemente anche la lingua, che le va sempre a fianco e a seconda. E la corruzione della letteratura non è mai scompagnata dalla corruzione della lingua, influendo vicendevolmente anche questa sulla corruzione di quella, come, senza fallo, anche lo spirito della lingua contribuisce a determinare e formare lo spirito della letteratura. Cosí è accaduto alla lingua latina, cosí all’italiana nel quattrocento, nel seicento e negli ultimi tempi, cosí pure nel seicento e negli ultimi tempi alla spagnuola: tutte corrotte al corrompersi della rispettiva letteratura. Eppure la lingua greca, con esempio forse unico, corrotta, anzi, dirò, imputridita la letteratura, si mantenne incorrotta (1094) piú secoli e molto altro spazio poco alterata, come si può vedere in Libanio, in Imerio, in S. Gregorio Nazianzeno e altri tali sofisti piú antichi o piú moderni di questi, che sono corrottissimi nel gusto e non corrotti o leggermente corrotti nella lingua. Tanta era per una parte la libertà, la pieghevolezza e, dirò cosí, la capacità della lingua greca formata, che poteva anche essere applicata a pessimi stili, senza allontanarsi dall’indole della sua formazione e senza perdere le sue forme proprie e il suo naturale ed essere adoperata da una letteratura guasta senza guastarsi essa stessa, adattandosi tanto al buono come al cattivo e ricevendo nella immensa capacità delle sue forme e nella sua varietà, copia e ricchezza, sí l’uno come l’altro. Simile in ciò all’italiana, dove si può scrivere purissimamente cose di pessimo gusto ed usare un pessimo stile, in ottima o non corrotta lingua, come ho detto