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366 | pensieri | (1048-1049) |
Tutte le lingue non formate sono libere per indole e per fatto. Tutte le lingue nella loro formazione primitiva sono parimente libere, qual piú qual meno, e per indole e per fatto. La quale libertà vengono poi perdendo a poco a poco secondo le circostanze della loro formazione. Tutte ne perdono alquanto (e giustamente) coll’essere ridotte a forma stabile, ma qual piú qual meno, e ciò dipende dal carattere sí dei tempi come delle nazioni e degli scrittori che le formano.
Parlando dunque delle lingue dopo che sono perfettamente formate, io trovo, rispetto alla libertà, tre generi di lingue. Altre libere per natura e per fatto, come l’inglese. Altre libere per natura, ma non in fatto, come si vuole oggi ridurre la nostra lingua da’ pedanti, non per altro se non perché i pedanti non possono mai conoscere fuorché la superficie delle cose e susseguentemente non hanno mai conosciuto né conosceranno l’indole della lingua italiana. Una (1049) tal lingua, malgrado la libertà primitiva e propria della sua formazione e del suo carattere formato, è soggetta niente meno a corrompersi, non usando nel fatto di questa libertà, secondo il genio proprio suo; ed a perdere la prima e nativa libertà, per usurparne poi necessariamente una spuria ed impropria ed aliena dal suo carattere, come oggi ci accade. E già nel cinquecento si era cominciata a dimenticare da alcuni, come dal Castelvetro ec., questa qualità della nostra lingua, dico la libertà: cosa veramente accaduta a quasi tutte le lingue e spesso ne’ loro migliori secoli, appena vi s’é cominciata a introdurre la sterile e nuda arte grammaticale, in luogo del gusto, del tatto, del giudizio, del sentimento naturale e dell’orecchio ec.
Il terzo genere è delle lingue non libere né per natura né in fatto, come la francese. Lingue che vanno necessariamente a corrompersi: la lingua latina, la cui formazione non le diede un’indole libera (vedi