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358 | pensieri | (1037-1038) |
fra gli antichi il dogma della disuguaglianza delle nazioni e come si aiutassero delle favole, delle tradizioni ec. per persuadersi e tener come cosa non arbitraria, ma ragionata e fondata, che la propria nazione fosse di genere e di natura e quindi di diritti ec. ec. diversa dalle altre. Persuasione utilissima e necessaria, come altrove ho dimostrato (12 maggio 1821).
* Una lingua non si forma né stabilisce mai, se non applicandola alla letteratura. Questo è chiaro dall’esempio di tutte. Nessuna lingua non applicata alla letteratura è stata mai formata né stabilita, (1038) e molto meno perfetta. Come dunque la perfezione dell’italiana starà nel trecento? Altro è scrivere una lingua (come si scriveva l’antica teutonica, non mai ben formata né perfetta), altro è applicarla alla letteratura. Alla quale l’italiano non fu applicato che nel cinquecento. Nel trecento veramente e propriamente da tre soli (lasciando le barbare traduzioni di quel secolo): il che ognun vede se si possa chiamare perfetta applicazione alla letteratura. Se lo scrivere una lingua fosse lo stesso che l’applicarla alla letteratura, l’epoca della perfezione della latina si dovrebbe porre non nel secolo di Cicerone ec. ma nel tempo dei primi scrittorelli latini; ovvero, con molto piú ragione, in quello d’Ennio ec. e degli scrittori anteriori a Lucrezio, a Catullo, a Cicerone (contemporanei), giacché allora il latino fu applicato generalmente a lavori molto piú letterarii, che nella universalità del trecento. E cosí dico pure delle altre lingue o morte o viventi (12 maggio 1821). Vedi p. 1056.
* Nei tempi bassi furono veramente δίγλωττοι i tedeschi e gl’inglesi, ossia la parte cólta di queste nazioni, che scrivevano il latino, se ne servivano per le corri-