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producevano, non avendo esse lingue disposizione intrinseca alla universalità. Con queste osservazioni rettifica quello che ho detto p. 240-245. E in quanto alla letteratura ed alla influenza morale ec. ec. è certo che queste furono le ragioni estrinseche della universalità della lingua greca, la quale però ne aveva anche le sue ragioni intrinseche, mancanti affatto alla latina; che perciò non fu mai veramente universale,  (1031) né durò, come la greca ancor dura, non ostante che abbondasse delle ragioni estrinseche di universalità (11 maggio 1821). Vedi p. 1039, fine.


*    Che la lingua italiana massimamente, e proporzionatamente la spagnuola ancora e la francese, come spiegherò poi, sieno derivate dall’antico volgare latino, si dimostra, non solo coi fatti oscuri e coll’erudizione recondita, ma col semplice ragionamento sopra i fatti notissimi e certi, e sopra la natura delle cose. La lingua italiana è derivata dall’antica latina e questo è palpabile. La lingua italiana è una lingua volgare. Ma nessuna lingua volgare deriva da una lingua scritta e propria della letteratura, se non in quanto questa lingua scritta partecipa della medesima lingua parlata e parlata volgarmente. La lingua latina scritta differiva moltissimo dalla parlata, e ciò si rileva sí dall’indole del latino scritto che non poteva mai esser volgare, sí dalla testimonianza espressa di Cicerone. Dunque, se la lingua italiana è derivata dalla latina, e la italiana non è semplicemente scritta o letterata, ma volgare e parlata, non può esser derivata dal latino scritto, ma è derivata dal latino volgare.

Da che ci era un latino volgare assai differente dallo scritto, è costante che l’italiano volgare derivato dal latino non può esser derivato dallo scritto, ma da quello volgare e parlato.  (1032)

Questo ragionamento serve per tutte le lingue derivate dal latino e per tutte quelle derivate da qua-