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314 | pensieri | (981-982) |
figlia dell’illirica (ivi); sí ancora la voce ojo spagnuola (che si pronunzia oco aspirando il c all’uso spagnuolo) dimostrano che quell’antichissima voce occus, benché sparita dalle scritture latine, si conservò nel latino volgare (25 aprile 1821).
* Alla pag. 740. La lingua greca si era conservata sempre pura, in gran parte per la grande ignoranza in cui erano i greci del latino. La quale si fa chiara sí da altri esempi che ho allegati in altro pensiero, (cioè quelli di Longino nel giudizio timidissimo che dà di Cicerone e di Plutarco nella prefazione alla vita di Demostene, della quale vedi il Toup (ad Longin., pag. 134), sí ancora da questo, che laddove i latini citavano ad ogni momento parole e passi greci colle lettere greche, gli scrittori greci non mai citavano o usavano parole latine se non con elementi greci, e con maraviglia e come cosa unica notò il Mingarelli in un’opera di Didimo Alessandrino, teologo del quarto secolo, da lui per la prima volta pubblicata, due o tre parole latine barbaramente scritte in caratteri latini (Didym. Alexandr., De Trinitate, lib. I, cap. 15, Bononiae, typis Laelii a Vulpe 1769, in-fol., p. 18, gr. et lat. cura Johannis Aloysii Mingarellii. Vide ib. eius not. 3 e la Lettera a Mons. Giovanni Archinto sopra un’opera inedita di un antico teologo, stampata già in Venezia nella Nuova Raccolta del Calogerà, 1763, Tomo XI e ristampata nell’Appendice alla detta opera, cap. 3, p. 465, fine-466, principio, del che non si troverà (982) cosí facilmente altro esempio in altro scrittore greco). Il che dimostra sí che gli stessi scrittori sí che i lettori greci erano ignorantissimi del latino, da che gli scrittori non giudicavano di poter citare parole latine, com’elle erano scritte; e di rado anche le usavano in lettere greche, al contrario de’ latini rispetto alle voci greche e passi greci in caratteri latini ec. Quanto poi i