Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
206 | pensieri | (823-824-825) |
relativo in natura, è relativo peraltro alle specie, cosí che le idee che una specie ha della perfezione ec. appresso a poco sono comuni agl’individui tutti di essa (massime se sono le idee naturali alla specie). Quindi è naturale e conseguente che un individuo, sebben portato naturalmente a credersi superiore al resto della sua specie e tutto il mondo destinato all’uso (824) e vantaggio suo, contuttociò con poco di raziocinio facilmente possa riconoscere la superiorità di altri individui della stessa specie e credere il mondo avere per fine la sua specie intera, e questa essere tutta la piú perfetta delle cose esistenti e l’apice della natura. Quindi parimente un popolo, un secolo (ho parlato e parlo degli uomini, e si può applicare proporzionatamente agli altri viventi) o qualche individuo in essi possono ben riconoscere la superiorità di altri popoli e secoli, perché le idee relative del bello e del buono sono però, almeno in gran parte, generali in ciascuna specie, quando non derivino da pregiudizi, da circostanze particolari o da alterazione qualunque di questa o di quella parte della specie, com’è avvenuto fra gli uomini, essendo alterata la loro natura, e diversamente alterata e quindi anche alterate le idee naturali e diversificate le opinioni ec.
Questo, dico, accade facilmente all’individuo umano, rispettivamente alla sua propria specie. Ma rispetto ad un’altra specie non (825) cosí: 1°, perché le idee che son vere relativamente alla specie nostra noi (e cosí ciascuna specie di viventi) le crediamo (e ciò per natura) vere assolutamente, quello ch’è buono e perfetto per noi lo crediamo buono e perfettoassolutamente; e quindi misurando le altre specie sulla nostra misura, le stimiamo tutte inferiori d’assai; né possiamo mai credere che in una specie diversa dalla nostra ci sia tanta bontà e perfezione quanta in essa nostra, perché la perfezione essendo relativa e particolare noi la crediamo assoluta e norma universale: 2°, perché non ci