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204 pensieri (819-820-821)

ponga mente, converrà in questo: giacché in fatti una parola, uno scrittore barbaro ordinarissimamente sono conformi all’uso di quel tempo, lo seguono, ne derivano, e cosí accade oggidí nella lingua italiana. Di piú, nessun secolo sarebbe mai o sarebbe  (820) mai stato barbaro per nessuna lingua. Al piú si potrebbe dire se quella lingua di quel tal secolo fosse piú o meno bella, ricca, buona, ec., confrontando fra loro i secoli di una stessa lingua, come si confrontano le diverse lingue fra loro, delle quali se questa o quella si giudica men pregevole, non perciò si giudica barbara. Anzi si chiamerebbe barbara, se contro l’indole sua volesse adottare e accomodarsi all’andamento di una lingua migliore piú bella ec., come se la lingua inglese volesse adottare le forme della greca ec. Insomma, barbarie in qualunque lingua non è né la mancanza di qualsivoglia pregio, né quello che contraddice all’uso corrente, ma quello solo che contraddice all’indole sua primitiva, per conservar la quale ella deve conservarsi anche meno pregevole, se tale è la sua natura, perché i pregi essendo relativi, sarebbe vizio e bruttezza in lei quello ch’è virtú e bellezza in un’altra, se si oppone alla sua natura, in cui consiste la perfezion vera,  (821) benché relativa, non solo di una llngua, ma di ciascuna cosa che sia.


    Da queste osservazioni particolari, facili, chiare, e di cui tutti convengono, salite dunque ad una piú generale, ma tanto vera quanto le precedenti e che non si può negare se queste si riconoscono e concedono. Che cosa è barbarie nell’uomo? Quello che si oppone all’uso corrente? Dunque nessun popolo, nessun secolo barbaro. Barbarie è quel solo che si oppone alla natura primitiva dell’uomo. Ora domando io, se i nostri costumi, istituti, opinioni ec. presenti sarebbero stati compatibili colla nostra prima natura. Come potevano esserlo, quando anzi la natura ci ha posti evidentemente i possibili ostacoli? Che non siano com-