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come per mezzo del Cristianesimo e ne’ suoi primi secoli massimamente. Questa è la misura con cui bisogna definire la malvagità degl’individui e delle nazioni e de’ tempi; e considerare l’odio che meritano e che realmente ispirano. E per questa parte il nostro secolo si può giudicare meno malvagio (2 marzo 1821).


*    Lettere diverse da quelle del nostro alfabeto sono pure il θῆτα greco e la zediglia spagnuola, analoghe fra loro, ma che non si possono confondere col nostro z, o t, o s, e si pronunziano con una conformazione di organi appropriata loro. E si troverà piú differenza tra questa conformazione di organi, e quella che si richiede per la pronunzia del nostro z, o t, o s, di quella che si possa trovare fra la conformazione di organi nella pronunzia del d, e l’altra nella pronunzia del t: le quali però nessuno dubita  (712) che non sieno lettere diverse, benché la lingua e i denti le producano ambedue con leggerissimo e quasi insensibile divario di collocazione. Cosí che dalla piccola differenza di collocazione non si può dedurre che due o piú lettere sieno le stesse, perché basta un nulla a diversificarle, come se ne potrebbero addurre altri esempi. Del resto dico lo stesso del thau ebraico, e del th inglese (3 marzo 1821).


*    Non vale il dire che i piaceri, i beni, le felicità di questo mondo, sono tutti inganni. Che resta levati via questi inganni? E chi per le sue sventure manca di questi benché ingannosi, piaceri e beni, che altro gode o spera quaggiú? Insomma l’infelice è veramente e positivamente infelice; quando anche il suo male non consista che in assenza di beni; laddove è pur troppo vero che non si dà vera né soda felicità e che l’uomo felice non è veramente tale (3 marzo 1821).


*    Alla p. 370. Ma osservate che spessissime volte questa impazienza pregiudica al fine. Perché tu, vo-