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de’ suoi migliori secoli; e forse quello stesso maggior grado di perfezione che lo stile forestiero ha conseguito ne’ suoi secoli d’oro, non si troverà che fosse cosí universale negli scrittori nazionali di quel tempo, com’era la detta perfezione in Italia nel cinquecento.

Secondariamente il pregio letterario del cinquecento è meno  (698) conosciuto, e stimato assai meno del vero, perché non si conosce la somma e singolare ricchezza di quel secolo. Eccetto gli scrittori toscani registrati in buona parte dalla Crusca fra’ testi di lingua e perciò ricercati per farne serie e per lusso e simili motivi, e ristampati per uso di lingua, gli altri toscani, non adoperati dall’antica Crusca e la massima parte de’ cinquecentisti non toscani, non sono letti quasi da nessuno, conosciuti di pregio da pochissimi dotti, di nome solo da pochissimi altri, e ignorati di nome e di tutto dalla moltitudine dei letterati, da tutto il resto degli odierni italiani e da tutti quanti gli stranieri. E tuttavia è somma la copia di quegli scrittori che, essendo cosí ignorati, sono tuttavia, o piú degli altri o quanto gli altri che si conoscono, pregevolissimi e degnissimi di considerazione, di studio e d’immortalità. E giacciono in quelle vecchie stampe, in preda ai tarli e alla polvere  (699) (se però sono stati mai stampati; come, per esempio, la storia del Baldi, di cui parla il Perticari, è manoscritta), in fondo alle librerie, scorrettissimamente e sordidamente stampati, senza veruno che si curi di guardarli. Da quelle poche operette insigni del cinquecento ristampate in questi ultimi anni, e da quelle che si è proposto di ristampare e che si è veduto come non cedano forse a veruna delle già note e famose, si può conoscere quanta ricchezza di quel secolo, quanta gloria nostra, sia oscurata e sepolta dalla dimenticanza, dall’ignoranza, dalla pigrizia, dalla noncuranza di questo secolo. Che se porrete mente quanto minore sia il nu-