Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/494

466 pensieri (432-433)

generali fondamentali, che hanno bisogno della ragione per esser giudicate e credute, vale a dire l’esistenza, la provvidenza, la manifestazione, e l’infallibilità di un Dio, tutte le altre proposizioni particolari che la religione insegna sono indipendenti dall’esame e dall’intervento della ragione. E sebben questa, credendole e regolando con esse le azioni e la vita, opera ragionevolmente e conseguentemente, in vista di quelle proposizioni generali, contuttociò l’uso e l’esercizio suo resta scarsissimo nella vita cristiana, limitandosi al solo fondamento e al solo generale, il quale esclude essenzialmente ogni operazion della ragione in tutti i particolari, che sono il (433) piú e che formano e regolano la vita. Anche per questo capo il cristianesimo conduce l’uomo alla civiltà media, ingiungendo l’inazione e l’acciecamento della ragione nella vita, sebbene essa ragione sia la fonte di questa inazione ec., dipendente dalla persuasione attiva ch’ella ha, delle proposizioni fondamentali (18 dicembre 1820).


*   Alla p. 398. Di piú, soggiunse Iddio: nunc ergo ne forte mittat manum suam, et sumat etiam de ligno vitae, et comedat, et vivat in aeternum. (Genesi, III, 22). Dunque il ragionamento è chiaro. S’egli mangerà del frutto dell’albero di vita, vivrà realmente in eterno: dunque avendo colto e mangiato dell’albero della scienza, aveva realmente acquistato essa scienza. E Dio non gliel’aveva tolta, perché nello stesso modo gli poteva togliere l’immortalità, se avesse mangiato dell’albero della vita. Ora egli tanto non giudicava di togliergli quest’immortalità, nel caso che ne avesse mangiato, che anzi perché non ne mangiasse (non per il peccato, ma per questo espresso motivo, secondo la chiarissima narrazione della Genesi) lo cacciò dal paradiso, dov’era quell’albero di vita. Et emisit eum (segue immediatamente la Genesi) Dominus Deus de paradiso voluptatis... et collocavit ante paradisum voluptatis Cherubim, et flam-