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420 | pensieri | (364-365) |
* Quegli stessi che credono grave, o maggiore che non è, ogni leggera malattia che loro sopravviene, caduti in qualche malattia grave o mortale la credono leggera o minore che non è. E la cagione d’ambedue le cose è la codardia che gli sforza a temere dove non è timore e a sperare dove non è speranza.
* La filosofia e la natura de’ tempi e della vita presente s’ha per capital nemica della religione, ed è vero. Contuttociò, se l’uomo doveva esser filosofo, far della ragione quell’uso che ora ne fa, conoscere tutto quello che ora conosce, e generalmente s’egli doveva vivere come ora vive, e se i tempi dovevano essere quali ora sono, o il sistema della natura e delle cose è totalmente assurdo e contraddittorio, o bisogna necessariamente ammettere una religione. Perché, se l’uomo doveva essere inevitabilmente infelice, come ora accade, ne (365) segue che al primo nell’ordine degli enti è meglio il non essere che l’essere, ne segue che l’uomo non solo non deve amare né conservare la sua esistenza, ma distruggerla; in maniera che la sua stessa esistenza rinchiuda, non dirò un germe né un principio di distruzione, ma quasi una distruzione formale e completa; ne segue che la vita ripugna alla vita, l’esistenza all’esistenza, giacché l’uomo non verrebbe ad esistere se non per cercare di non esistere, quando conoscesse il suo vero destino. La qual cosa è un’assurdità e una contraddizione sostanziale e capitale nel sistema della natura. Per lo contrario, se l’uomo non doveva essere quale ora è, se la natura l’aveva fatto diversamente, se gli aveva opposto ogni possibile ostacolo al conoscere quello che ha conosciuto e al divenire quello ch’è divenuto, allora dallo stato presente dell’uomo e dalle assurdità che ne risultano, non si può dedur nulla intorno al vero, naturale, primitivo ed immutabile ordine delle cose; come se un animale si rompe una gamba, non