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402 pensieri (340-341-342)

nerale e individuale e d’impotenza, in cui lo vediamo oggidí. In maniera che l’eterna fonte del grande, come del bello, sono gli scrittori, le opere d’ogni sorta, gli esempi, i costumi, i sentimenti degli antichi; e degli antichi si pasce ogni anima straordinaria de’ nostri tempi (vedi p. 338, capoverso 1). Che segno è questo? La ragione ingrandisce o (341) impiccolisce? La natura era grande o piccola? (20 novembre 1820).


*   Una grandissima e universalissima fonte di errori, controsensi, oscurità, sviste, contraddizioni, dubbi, confusioni ec. negli scrittori e filosofi tanto antichi che modernissimi, è il non aver considerata e definita e posta nelle basi del sistema dell’uomo, la nemicizia scambievole della ragione e della natura. Posta la quale, che è tanto evidente e universale, si rischiarano e determinan, e risolvono infiniti misteri e problemi nell’ordine e composto delle cose umane. Ma confondendo la ragione colla natura, il vero col bello, i progressi dell’intelligenza coi progressi della felicità e col perfezionamento dell’uomo, le nozioni e la natura dell’utile, il fine o scopo dell’intelligenza, ch’è la verità, col fine e scopo vero dell’uomo e della natura sua ec., non si viene mai a capo di deciferare il mistero dell’uomo e di accordare le infinite contraddizioni che par che s’incontrino in questa principalissima parte del sistema universale, cioè in quella che riguarda la nostra specie. Il combattimento della carne e dello spirito, dei sensi e della mente, notato già dagli scrittori, massimamente religiosi, o non è sufficiente, o non è stato bene inteso ed applicato (342) ed esteso quanto doveva, o è stato torto in senso contrario al giusto e dedottene conseguenze della stessa specie ec. ec. ec. (20 novembre 1820).


*   Il lavoro della terra era la principal fatica e occupazione destinata all’uomo. Ora è curioso l’osser-