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398 pensieri (334-335-336)


*   Ripetono spesso gli apologisti della religione che il mondo era in uno stato di morte all’epoca della prima comparsa del cristianesimo; che questo lo ravvivò, cosa, dicon essi, che pareva impossibile. Quindi  (335) conchiudono che questo non poteva essere effetto se non dell’onnipotenza divina, che prova chiaramente la sua verità, che l’errore perdeva il mondo, la verità lo salvò. Solito controsenso. Quello che uccideva il mondo era la mancanza delle illusioni; il cristianesimo lo salvò non come verità, ma come una nuova illusione. E gli effetti ch’egli produsse, entusiasmo, fanatismo, sagrifizi magnanimi, eroismo, sono i soliti effetti di una grande illusione. Non consideriamo adesso s’egli sia vero o falso, ma solamente che questo non prova nulla in suo favore. Ma come si stabilí con tanti ostacoli, ripugnando a tutte le passioni, contraddicendo ai governi ec.? Quasi che quella fosse la prima volta che il fanatismo di una grande illusione trionfa di tutto. Non ha considerato menomamente il cuore umano, chi non sa di quante illusioni egli sia capace, quando anche contrastino ai suoi interessi, e come egli ami spessissimo quello stesso che gli pregiudica visibilmente. Quante pene corporali non soffrono per false opinioni i sacerdoti dell’India ec. ec.! E la setta dei flagellanti nata sui principii del Cristianesimo, che illusione era? E i sacrifizi infiniti che facevano gli antichi filosofi, per esempio i cinici, alla professione della loro setta, spogliandosi di tutto il loro nella ricchezza ec.? E il sacrifizio de’ trecento alle Termopili? Ma come  (336) trionfò il cristianesimo della filosofia, dell’apatia che aveva spento tutti gli errori passati? I lumi di quel tempo non erano 1°, né stabili, definiti e fissi; 2°, né estesi e divulgati; 3°, né profondi come ora; conseguenza naturale della maggiore esperienza, della stampa, del commercio universale, delle scoperte geografiche, che non lasciano piú luogo a nessun errore d’immaginazione, dei progressi delle