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372 | pensieri | (293-294) |
di un altro ec. La cagione di questo è che l’odio è passione, la gratitudine ragione e dovere, eccetto il caso che il benefizio produca l’amore passione, giacché questa non si può dubitare che spesso non sia piú efficace ed attiva dell’odio e di tutte le altre. Ma la semplice gratitudine è tutta relativa ad altrui, laddove l’amore passione, benché sembri, non è tale, ma è fondata sommamente nell’amor proprio, giacché si ama quell’oggetto come cosa che c’interessa, ci piace, e la nostra persona entra in questo affetto per grandissima parte. Ma la ragione non è mai efficace come la passione. Sentite i filosofi. Bisogna fare che l’uomo si muova per la ragione, come, anzi piú assai che per la passione, anzi si muova per la sola ragione e dovere. Bubbole. La natura degli uomini e delle cose può ben (294) esser corrotta, ma non corretta. E se lasciassimo fare alla natura, le cose andrebbero benissimo, non ostante la detta superiorità della passione sulla ragione. Non bisogna estinguer la passione colla ragione, ma convertir la ragione in passione; fare che il dovere, la virtú, l’eroismo ec. diventino passioni. Tali sono per natura. Tali erano presso gli antichi, e le cose andavano molto meglio. Ma, quando la sola passione del mondo è l’egoismo, allora si ha ben ragione di gridar contro la passione. Ma come spegner l’egoismo colla ragione che n’é la nutrice, dissipando le illusioni? E senza ciò, l’uomo privo di passioni non si muoverebbe per loro, ma neanche per la ragione, perché le cose son fatte cosí e non si possono cambiare; ché la ragione non è forza viva né motrice, e l’uomo non farà altro che divenirne indolente, inattivo, immobile, indifferente, infingardo, com’é divenuto in grandissima parte (22 ottobre 1820).
* Le cagioni dell’amore dei vecchi alla vita e del timor della morte, i quali par che crescano in proporzione che la vita è meno amabile e che la morte