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(273-274) | pensieri | 359 |
* Di un ricco avaro, al quale era stata rubata una piccolissima somma in un suo stanzino pieno di danaio, disse taluno: S’é mostrato avaro (è stato avaro) anche nel lasciarsi rubare (13 ottobre 1820).
* La maggior parte degli uomini vive per abito, senza piaceri né speranze formali, senza ragion sufficiente di conservarsi in vita, e di fare il necessario per sostenerla. Che se riflettessero, astraendo dalla religione, non troverebbero motivo di vivere, e contro natura, ma secondo ragione, conchiuderebbero che la vita loro è un assurdo, perché l’aver cominciato a vivere, secondo natura sibbene, ma secondo ragione, non è motivo giusto di continuare.
* Alla p. 263, pensiero 2, aggiungi. Spessissimo quelli che sono incapaci di giudicare di un pregio, se ne formeranno un concetto molto piú grande che non dovrebbero, lo crederanno maggiore assolutamente, e contuttociò la stima che ne faranno sarà infinitamente minor del giusto, sicché relativamente considereranno quel tal pregio come molto minore. Nella mia patria dove sapevano ch’io era dedito agli studi, credevano ch’io possedessi tutte le lingue e m’interrogavano indifferentemente sopra qualunque di esse. Mi stimavano poeta, rettorico, fisico, matematico, politico, medico, teologo ec., insomma enciclopedicissimo. E non perciò mi credevano una gran cosa, e per l’ignoranza, non sapendo che cosa sia un letterato, non mi credevano paragonabile ai letterati forestieri, malgrado la detta opinione che (274) avevano di me. Anzi uno di coloro, volendo lodarmi, un giorno mi disse: A voi non disconverrebbe di vivere qualche tempo in una buona città, perché quasi quasi possiamo dire che siate un letterato. Ma s’io mostrava che le mie cognizioni fossero un poco minori ch’essi non credevano, la loro stima scemava ancora e non