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(172-173) pensieri 279

non lascia di pensare, tuttavia non se n’avvede. -2°, La vita continuamente occupata è la piú felice, quando anche non sieno occupazioni e sensazioni vive e varie. L’animo occupato è distratto da quel desiderio innato che non lo lascerebbe in pace o lo rivolge a quei piccoli fini della giornata (il terminare un lavoro, il provvedere ai suoi bisogni ordinari, ec. ec. ec.); giacché li considera allora come piaceri, essendo piacere tutto quello che l’anima desidera, e conseguitone uno, passa a un altro; cosí che è distratto da desideri maggiori, e non ha campo di affliggersi della vanità e del vuoto delle cose, e la speranza di quei (173) piccoli fini e i piccoli disegni sulle occupazioni avvenire o sulle speranze di un esito generale lontano e desiderato, bastano a riempierlo e a trattenerlo nel tempo del suo riposo, il quale non è troppo lungo, perché sottentri la noia; oltre che il riposo dalla fatica è un piacere per se. Questa dovea esser la vita dell’uomo, ed era quella dei primitivi, ed è quella dei selvaggi, degli agricoltori ec.; e gli animali non per altra cagione, se non per questa principalmente, vivono felici. Ed osservate come lo spettacolo della vita occupata, laboriosa e domestica, sembri anche oggidí, a chi vive nel mondo, lo spettacolo della felicità, anche per la mancanza dei dolori, e delle cure e afflizioni reali. -3°, Il maraviglioso, lo straordinario è piacevole, quantunque la sua qualità particolare non appartenga a nessuna classe delle cose piacevoli. L’anima prova sempre piacere quando è piena, purché non sia di dolore, e la distrazione viva ed intera è un piacere rispetto a lei assolutamente, come il riposo dalla fatica è piacere, perché una tal distrazione è riposo dal desiderio. E come è piacevole lo stupore cagionato dall’oppio (anche relativamente alla dimenticanza dei mali positivi), cosí quello cagionato dalla maraviglia, dalla novità e dalla singolarità. Quando anche la maraviglia non sia tanta che riempia l’anima, se non altro l’occupa sempre forte-