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(135-136) pensieri 243

lamente serve a mostrar l’ingegno dello scrittore il condurre tutte le azioni disparatissime di un personaggio famoso, come tante linee a uno stesso punto, e per questo capo è stimabile e ingegnoso il celebre Manuscrit venu de Sainte-Helène, attribuito alla Staël. Io credo che Silla avesse veramente una grandissima ambizione, e questa di comandare, come tutti gli altri; poi, siccome il fantasma della gloria era ancor grande e potente nelle menti romane, stimò piú ambizioso il rinunziare al comando che il ritenerlo, e cosí volle andare allo stesso fine per un’altra strada. Forse ancora il pensiero di farsi tiranno della patria non era per anche maturo negli animi romani, nutriti in cosí smisurato amore e pregio della libertà; ma la passione di Silla fu l’odio civile e la ferocia (136) verso i suoi competitori, e per isfogarla volle il supremo comando, non ostante che per se stesso non lo bramasse e che dopo sfogata lo deponesse. Perché il piacere della vendetta, e del calpestare i suoi nemici, e vederli intieramente oppressi, domati e annientati, è un piacere, anzi un’ambizione che in molti può piú che quella del comando in genere. E cosí Silla contraddisse ai suoi principii romani e liberali, e diede un esempio fatale alla libertà, per soddisfare a una passione particolare (24 giugno 1820).


*   La poesia malinconica e sentimentale è un respiro dell’anima. L’oppressione del cuore, o venga da qualunque passione, o dallo scoraggiamento della vita e dal sentimento profondo della nullità delle cose, chiudendolo affatto, non lascia luogo a questo respiro. Gli altri generi di poesia molto meno sono compatibili con questo stato. Ed io credo che le continue sventure del Tasso sieno il motivo per cui egli in merito di originalità e d’invenzione restò inferiore agli altri tre sommi poeti italiani, quando il suo animo per sentimenti, affetti, grandezza, tenerezza ec. certamente