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(127-128-129) | pensieri | 237 |
per qualche altro fatto dov’ebbero mestieri dell’aiuto scambievole, quegli che mostrò piú valore sentí dirsi: bravo, schiettamente e senza adulazione da quella gente che ancora non conoscea questo vizio. La qual parola gli piacque forte e cosí egli, come qualche altro spirito magnanimo che sarà stato presente, sentirono per la prima volta il desiderio della lode. E cosí (128) nacque l’amor della gloria (18 giugno 1820).
* La qual passione è cosí propria dell’uomo in società e cosí naturale, che anche ora in tanta morte del mondo e mancanza di ogni sorta di eccitamenti nondimeno i giovani sentono il bisogno di distinguersi, e, non trovando altra strada aperta come una volta, consumano le forze della loro giovanezza, e studiano tutte le arti, e gettano la salute del corpo, e si abbreviano la vita, non tanto per l’amor del piacere, quanto per esser notati e invidiati e vantarsi di vittorie vergognose, che tuttavia il mondo ora applaude, non restando a un giovane altra maniera di far valere il suo corpo, e procacciarsene lode, che questa. Giacché ora pochissimo anche all’animo, ma tuttavia all’animo resta qualche via di gloria, ma al corpo, che è quella parte che fa il piú, e nella quale consiste per natura delle cose il valore della massima parte degli uomini, non resta altra strada.
* La varietà che la natura ha posta nelle cose e negli ingegni è tanta, che fino gli stessi filosofi, quantunque tutti cerchino la stessa verità, nondimeno, a cagione dei diversissimi aspetti, nei quali una stessa proposizione si presenta ai diversi ingegni, sarebbero tutti originali, se non leggessero gli altri filosofi e non (129) osservassero le cose cogli occhi altrui. Ed è facile a scoprire che una grandissima parte delle verità dette ai nostri tempi da quegli scrittori che s’hanno per