Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
236 | pensieri | (126-127) |
Senofonte, il quale nelle stesse orazioni è piuttosto espositore della cosa che oratore.
* L’impressione che produce l’annunzio improvviso di una grave sventura non si accresce in proporzione della maggiore o minor gravità di essa. L’uomo in quel punto la considera quasi come somma, e tutto l’impeto del dolore si scarica sopra di essa, in maniera che non avrebbe potuto raddoppiarsi, se la sventura annunziatagli fosse stata del doppio maggiore, voglio dire però, se sin da principio gli fosse stata annunziata cosí; perché, sopravvenendo un altro annunzio, la successione della cosa lascia luogo all’accrescimento del dolore; sebbene neanche allora l’accrescimento sarebbe in proporzione del raddoppiamento della sventura, perché l’anima è già esaurita e come intorpidita dal (127) dolore passato. Ieri, in mezzo a una festa, due fanciulli restano oppressi da una pietra caduta da un tetto. Si sparge voce che tutti due sieno figliuoli di una stessa madre. Poi la gente si consola, perché viene in chiaro che sono di due donne. Che altro è questo se non rallegrarsi perché il dolore si raddoppia veramente, essendo ugualmente grave in ambedue? quando in una sola appresso a poco sarebbe stato lo stesso in tutti due i casi. E quella che tramortí all’annunzio, non avrebbe potuto soffrir di piú se la sventura per se stessa fosse stata doppia. Prescindendo dal caso che la morte di due figli la privasse di tutta la figliuolanza, il che muterebbe la specie della disgrazia, ed è fuor del caso. E potrebbe anche darsi che quel solo figlio ch’ella perdé, fosse unico, laonde questa considerazione qui non ha luogo (16 giugno 1820).
* La gloria non è una passione dell’uomo primitivo affatto e solitario, ma la prima volta che una truppa d’uomini s’uní per uccidere qualche fiera o