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230 | pensieri | (119-120) |
legge non esclude caso nessuno, e va osservata quando anche ne debba soffrire la società o l’individuo, come non è straordinario che accada.
* È osservabile come i francesi, mentre sono la nazione piú moderna del mondo per costumi ec., abbiano tuttavia quella disposizione antica che ora tutte le nazioni civili hanno abbandonata, voglio dire il disprezzo e quasi odio degli stranieri; il quale non può tornar loro a nessuna lode, perché contrasta assurdamente coll’eccessivo moderno di tutte le altre loro opinioni, costumi ec. Ed è tanto piú ridicola, quanto nei greci finalmente era ragionevole, perché non avendo conosciuto i romani se non tardissimo, (vedi Montesquieu Grandeur ec., ch. 5, p. 48, e la nota) non c’era effettivamente altra nazione che gli uguagliasse di grandissima lunga. E quanto ai Romani è noto che non ostante il loro sommo amor patrio, furono sempre imparzialissimi (120) nel giudicare degli stranieri, anzi ebbero per istituto di adottar sempre tutte quelle novità forestiere che giudicavano utili, quando anche per adottar queste bisognasse lasciare o correggere le loro proprie usanze.
* Nelle repubbliche le cagioni degli avvenimenti appresso a poco erano manifeste, si pubblicavano le orazioni che aveano indotto il popolo o il consiglio a venire in quella tal deliberazione, le ambascerie si eseguivano in pubblico ec.; e poi dovendosi tutto fare colla moltitudine le parole e le azioni erano palesi, ed essendoci molti di egual potere, ciascuno era intento a scoprire i motivi e i fini dell’altro e tutto si divulgava: vedete per esempio le lettere di Cicerone, che contengono quasi tutta la storia di quei tempi. Ma ora che il potere è ridotto in pochissimi, si vedono gli avvenimenti e non si sanno i motivi, e il mondo è come quelle macchine che si muovono per molle occulte o