per le quali si sarà discostato meno degli altri dal latino volgare, sono frequentissime e moltissime frasi, costruzioni, usi di parole, locuzioni ec. ed anche parole assolutamente, o prette italiane o che si accostano alle italiane io dico di quelle che comunemente non s’hanno per derivate dal latino né per comuni alle due lingue ma proprie della nostra, e che trovandole non presso Celso ma presso qualche scrittore latino moderno, le stimeressimo poco meno che barbarismi, anche presentemente, cioè non ostante che in effetto si trovino appresso Celso eccetto se non ci ricordassimo espressamente o ci fosse citata l’autorità di lui. Per es. dice nel libro I, capo 3, dopo il mezzo: «Interdum valetudinis causa recte fieri, experimentis credo; cum eo tamen ne quis qui valere et senescere volet, hoc quotidianum habeat.» (Con questo però che ec. cioè, purché locuzione pretta italiana.) E nel lib. II, c.8, circa il fine: «quos lienis male habet, si tormina prehenderunt, deinde versa sunt vel in aquam inter cutem, vel in intestinorum laevitatem, vix ulla medicina periculo subtrahit.» Si trova però frase simile cioè prehendo in significato di cogliere, ma presso i Comici latini. E parimente l. II, c.11. nel fine: Huc potius confugiendum est, cum eo tamen ut sciamus, hic ut nullum periculum, ita levius auxilium esse.» E c. 17, alquanto sopra il mezzo: «Recte medicina ista tentatur, cum eo tamen ne praecordia dura sint, neve», etc. e lib. III. c.5, sul fine: «Scire licet... satius esse consistente jam incremento febris aliquid offerre, quam increscente..., cum eo tamen ut nullo tempore is qui deficit non sit sustinendus.» Cosí, c. 22 sul mezzo e c. 24 in fine. E lib. III, c. 6, dopo il mezzo: «In vicem ejus dari potest vel intrita ex aqua calida, vel alica elota» (in vece di questa), e cosí altrove usa questa stessa frase; nota che qui non vuol dire alternativamente, ma (33) assolutamente invece, cioè escluso l’altro cibo ec. L’altro luogo dove l’usa è lib. IV, c. 6 nello stesso modo assoluto: «In vicem eius,