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«Nell’estate prossimo trascorso nella quale Vostra Eccellenza dimorava a Como, i fidelissimi servi di V. E. i Varennesi salutarono umilmente e con sommissione la vostra Alta Eccellenza chiedendo che la vendita fatta loro altra volta dell’invittissimo ed eccellentissimo allora Duca di Milano Ludovico il Moro, padre dell’Eccellenza Vostra di venerata memoria, per la somma di 140 lire e soldi sei imperiali in occasione di una parte dei dazio di pedaggio maggiore della città di Como fosse confermato insieme a qualche altro privilegio.

Dall’insigne Eccellenza Vostra fu risposto benevolmente che quelli di Varenna stessero sicuri e prendessero fedelmente parte alla lotta marittima che allora ferveva contro i seguaci di Gian Giacomo de Medici assicurando di propria bocca quei di Varenna, che a guerra finita non solo sarebbe stata confermata quella vendita e insieme i privilegi, ma che avrebbe concesso anche dell’altro. Da ciò risultò che quei di Varenna non solo assalirono più volte con le loro forze i soldati del predetto Giacomo e uccisero in battaglia alcuni napoletani, ma a proprie spese associarono altri soldati e con tal fervore si batterono che la flotta del Medici, mentre devastò altri castelli non potè mai entrare in Varenna.

Di tutte queste cose fu informato il magnifico capitano di Giustizia di Milano. E tutti questi atti valorosi corrispondono a quelli che già fecero quei di Varenna quando il sudetto invittissimo Padre di V. E partì per la Germania traverso il lago di Como: perchè mentre da alcuni era a tradimento assalito, quei di Varenna respinsero l’assalto, unendo alla sua la loro flotta affinchè si fosse riparata al sicuro. Quand’egli poi tornò dalla Germania, quei di Varenna per primi entrarono in Como, per cui i Francesi tentarono d’incendiare il loro castello ma per le preghiere di comuni amici si venne ad una transazione con grave danno pecuniario. In fine per quello che fecero della venuta dell’Ill.mo ed Ecc.mo Duca Massimiliano, se vivesse ancora il già valoroso capitano Francesco Morone potrebbe riferire molte cose in loro lode: vi sono poi parecchi cortigiani dell’Ecc. V. che evitarono la morte per l’aiuto di quei di Varenna, al tempo in cui il Conte Manfredo Pallavicino fu fatto prigioniero dal Francesi in Como. Per cui, o principe invittissimo affinchè tutto questo serva di esempio agli altri perchè si mostrino fedelissimi sudditi al loro principe, come furono quei di Varenna in tutte le circostanze passate, pregano umilmente la V. E. perchè «con sua lettera voglia dar ordine a chi le parrà convenga, affinchè la vendita sopradetta si osservi ad ogni rigore di diritto e così i privilegi e si mantengano per dieci anni immuni dal pagamento del censo che è della somma di cento Lire per ogni anno come sperano sia intenzione dell’Ill.ma Dominazione vostra umilmente in ginocchio si raccomandano».

A questa supplica il duca di Milano rispondeva in questi termini:

«Considerate tutte queste cose e avendo riferito ai questori della nostra camera ordinaria per le benemerenze loro verso il nostro Ecc.mo