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di Dante, come in quello di Virgilio. Abbiamo bellissime traduzioni dal latino; tali quelle del Caro, del Monti, dello Strocchi: ma tutti costoro, più o meno usano di una soverchia libertà, e malgrado ciò non di rado perdono lo spirito del loro autore. Ella solo ha vinto ogni prova, e la sua versione è ad un tempo fedele ed elegantissima, e più che una traduzione sembra un originale.
- Faenza. Conte Annibale Ferniani.
Tanta è la chiarezza e verità dell’esposizione, e la vivezza delle imagini di quel lavoro stupendo da paragonarsi piuttosto, massime in fatto di gusto semplicità e chiarezza agli eccellenti esemplari greci, che agli ottimi latini; e sì lo dico per vero sentimento, non solo mio, ma ancora dei migliori che io mi conosca quì in Bologna e fuori. Ella si è dato a divedere per sommo poeta, anche in italiano.
- Bologna. Luigi Badodi.
Mostrerei ben d’essere un ingrato, se non la ringraziassi, tanto più se si ponga mente alla gran distanza, ch'è da V. S. illustre ed ammirata in tutta Europa, a me semplice cultore de’ studî ameni. E quì debbo proprio rallegrarmi colla S. V. del valore mostrato nel tradurre quel carme in bei versi italici, e sempre con quella vena di dolce e limpido stile, somigliante (dirollo in verso) A ruscelletto infra d’erbose sponde.
- Rimini. Giuseppe Bellucci.
Lessi la traduzione che Ella ci ha regalato. Nessuno, al certo, era capace d’addentrarsi, del pari che l’autore, nei sensi e nelle bellezze di quel poemetto. Ma quanto all’interpretarlo con versi di forma così elegante e armoniosa, ciò poteva esser opera soltanto di chi è maestro nell’una e nell’altra lingua.
- Firenze. Giuseppe Bertoldi.